La nota politica

 
 
 

 

 

Letta al Colle

I becchini di Shakespeare e quelli del governo

I leader dei partiti della maggioranza di governo che parlano di "rimpasto" o di "rilancio", ricordano i becchini di Shakespeare, in vena di facezie, quando scavano fosse. I becchini sapevano che del buffone del re, il buon York, rimaneva solo il teschio. Renzi e Alfano, altrettanto, sono consapevoli che di Letta resta al più solo la carica. Basta decidersi a spingerne i resti sotto terra. Per questo son fatte le tombe: se un cadavere può continuare ad andare in giro, finisce con il marcire all’aperto. Dalla scorsa estate si è intensificato il rafforzamento congiunturale nelle economie avanzate. Negli Stati Uniti in particolare sono migliorate le condizioni finanziarie. Nell’area dell’euro, sono diminuiti i premi per il rischio sui titoli di Stato e proseguiti gli afflussi netti di capitali dall’estero. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ci ha persino detto che la posizione debitoria dell’Istituto di credito è scesa di quasi un terzo rispetto al picco toccato nell’estate del 2012. Ma nonostante il miglioramento mondiale, i progressi nella governance dell’Unione europea, le condizioni considerate accomodanti della politica monetaria, che hanno consentito qualche progresso nei paesi più colpiti dalla crisi, l’Italia annaspa. La previsione di crescita per il 2014 è solo di tre quarti di punto percentuale, mentre l’aumento dei costi del lavoro è superiore a quella degli altri principali paesi dell’area. Da noi si riducono ancora i margini di profitto e aumenta la disoccupazione. Per accrescere la competitività del Paese bisognerebbe aver già avviato la riduzione del carico fiscale sui fattori della produzione, e soprattutto aver archiviato dei tagli selettivi di spesa, tali da ridurre gli sprechi. Abbiamo perso sette mesi per ridurre o non ridurre l’Imu, quando servivano interventi volti a rendere più efficiente l’amministrazione pubblica. Il governo non ha nemmeno approntato un qualche piano di innovazione tecnologica. Pensate che Letta, o Saccomanni, o Zanonato, o Giovannini, abbiano forse una qualche ‘idea di come individuare un sostegno finanziario ai settori in crisi? Servirebbe una strategia di riforma articolata e coerente ma il governo si vanta per aver ricevuto un investimento di 500 milioni di euro dal Kuwait. Tanto il lavoro svolto, che Letta aveva bisogno di rilassarsi a Sochi. Le imprese vorrebbero almeno semplificare il quadro regolamentare, in modo di accrescere la qualità dei servizi pubblici fondamentali? Il governo dà lezioni sui diritti civili alla Russia. I nostri diritti sul lavoro si che sono davvero un modello: siamo l’unico paese al mondo dove per una licenza edilizia occorrono tre anni, e come dice Squinzi, "se proprio hai fortuna". Sono passati nove mesi dalla nascita del governo Letta e ogni giorno ascoltiamo la stessa tiritera a cui si aggiunge una voce grave, come quella di sabato di Banca d’Italia e una lieve, quella di un ministro che fa lo gnorri – il ministro in genere è sempre lo stesso. Allora i segretari della maggioranza devono fare come i becchini di Shakespeare se vogliono ravvivare la scena. Scavino una fossa e seppelliscano un cranio. Sotterrare qualche semplice osso, non basterebbe.